Oltre il rumore: la dignità di chi non fa clamore. Su Marcella Cannariato e il Magico Natale Oltre il rumore: la dignità di chi non fa clamore. Su Marcella Cannariato e il Magico Natale
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Oltre il rumore: la dignità di chi non fa clamore. Su Marcella Cannariato e il Magico Natale

Non c’è bisogno che lo dica, ma lo scrivo: non entro nel merito della vicenda giudiziaria.
Sono garantista per scelta e per convinzione, e come ogni cittadino rispettoso della democrazia, attendo il lavoro della magistratura. Punto.

Eppure, c’è un pensiero che mi preme di condividere.
Chi mi conosce sa che ho curato la comunicazione digitale e l’ufficio stampa di Magico Natale 2024, l’evento della Fondazione Tommaso Dragotto dedicato ai bambini a rischio marginalità.

Un’esperienza che mi ha toccato profondamente. Ma soprattutto, conosco Marcella Cannariato da quindici anni. E posso dirlo senza esitazione: è una fortuna averla incontrata.

Non ho mai conosciuto una donna così combattiva nel difendere i diritti delle donne, così concreta nell’aiutare chi è più fragile. Marcella avrebbe potuto scegliere la via più semplice: occuparsi solo della sua azienda, un’impresa dove – non a caso – la componente femminile è maggioritaria. Un segno tangibile della sua coerenza nella battaglia contro il gender gap.

E invece no.
Ha scelto l’impegno. Quello vero, fatto di presenza, parole, ascolto. Ha scelto di esporsi, anche quando era più comodo restare su silenzio. Va nelle scuole, partecipa a convegni, alimenta dibattiti. Non per visibilità. Non per protagonismo. Perché crede davvero su ciò che fa.
Eppure non ama raccontarsi. Non ostenta nulla. La sua serenità se la tiene dentro, quasi per rispetto verso chi non ne ha. Ma se bussi alla sua porta, lei c’è. Sempre.

Marcella Cannariato non ha bisogno delle mie parole, lo so. Ma oggi sento il dovere di scriverle. Perché non posso stare zitto davanti a chi, senza conoscerla, la sta dipingendo come un’arrivista. Come un personaggio da sbattere su prima pagina, costruendo un mostro mediatico solo perché lei – con dignità – non ha mai fatto clamore attorno a sé.

Magico Natale 2024 è stato molto più di un evento. L’ho raccontato, ho contribuito alla sua diffusione sui media. Ho visto i bambini dello ZEN, del Borgo Vecchio, di Corso dei Mille. Ho visto i pazienti dell’Ospedale dei Bambini sorridere, seppur con il corpo segnato dal dolore. Ho visto doni semplici – un flauto, un astuccio di colori – diventare segni di speranza. E poi la musica. La magia pura. C’ero quel giorno, su ospedale, quando la Kids Orchestra del Teatro Massimo ha suonato davanti ai piccoli pazienti. C’erano padri con i figli malati su braccio che ballavano tra le corsie sulle note dei canti di Natale.

Scene che non si dimenticano.

È stato un tempo sospeso, pieno di grazia. Due settimane intense, tenere, umane. E forse è anche per questo che oggi mi pesa leggere certi post. Per giorni mi sono chiesto se valesse la pena scrivere queste righe. Se fosse o meno opportuno. E alla fine ho deciso di farlo. Perché non ci sto alla gogna.

Non ci sto al sarcasmo travestito da irriverenza, quando invece si scivola nel cattivo gusto. La cronaca giudiziaria è sacrosanta, certo. Ma raccontare le persone come se fossero il male assoluto, senza conoscerle davvero, senza ascoltare, è un’altra cosa. E io questo, no, non riesco ad accettarlo.

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